giovedì 4 giugno 2015

Ian e il gelato ovvero l'educazione del cameriere

Mi sta davanti il banco d'acciaio
ingombro di strumenti e ingredienti,
più affollato d'un pollaio.

Alla mia destra il vecchio freezer gorgoglia
mentre protegge le vaschette di gelato
dal calore infuocato della griglia.

La barmaid s'appropinqua sgomenta,
non può fare il mojito, non ha la menta.
Toh, prendi un po' della mia.

Poi è la volta del cameriere affamato,
che pare si nutra solo di gelato.
Toh, prendine un po'.

- Can I have some ice cream?
- Sure.
- Ian, don't leave the teaspoon and the bowl on the freezer, give them to Elliott for a wash, it's just two steps away.
- Sorry have to go, customer waiting!
Vabè, faccio io.

- Can I have some ice cream?
- Ehrm... oookay.
- Ian, PLEASE, don't leave your stuff on the freezer.
- It's okay, sorry, will do next time!
Vabè, faccio io.

- Can I have some ice cream?
- Sure, but if you leave anything here it'll be the last time you're having ice cream.

Ovviamente ha lasciato tutto in giro. Forse dovrei cambiare strategia.

- Can I have some ice cream?
- But of course mate! Help yourself!
- Cheers, have to go, customer waiting!
- CUSTOMER MY ARSE! CLEAN UP YOU TWAT! CLEAN UP NOW! (Con pedata in culo e strattonamento di manica)

Silenzio di tomba.
Sguardo perso nel vuoto.
Annientamento. 
Chef che ride sotto i baffi.

Ian ha pulito.

Ian ha capito.
Ian chiede, raramente, solo qualche fragola.

Ma a prescindere, Ian è comunque un coglione a cui tutti lanciamo almeno una patatina fritta cruda a servizio, quando mostra la sua faccia di merda in cucina.

Perché noi, in fondo,
a Ian vogliamo un mondo di bene.